Cari amici di Cieloacquaterra, inizio con il raccontarvi un episodio di cui sono stata spettatrice. Un paio di anni fa, davanti al cinema Ducale a Milano, due giovani, una ragazza ed un ragazzo, entrambi intenti a messaggiare con lo smartphone, si sono scontrati frontalmente e… la frase è stata “ma sei qui?”… Stavano messaggiandosi l’un l’altro…
A chi non capita di vedere al ristorante coppie, o famiglie, a cena… tutti con tablet… o similari in mano… muti… regna il silenzio assoluto…
Sulla gravità delle conseguenze che l’eccesso di tecnologia induce, riporto in maniera integrale un articolo che, a mio parere, descrive puntualmente  la situazione. Preciso che l’articolo risale al febbraio 2014…
La situazione è solo peggiorata.
Ci stiamo giocando il cervello. Non siamo più capaci di raggiungere un luogo senza il GPS; siamo terrorizzati dall’idea di uscire di casa senza cellulare. Bambini e ragazzi trascorrono davanti ai monitor più del doppio del tempo che passano a scuola e le conseguenze, purtroppo, si vedono nell’incremento dei disturbi dell’apprendimento, dello stress, di patologie depressive, della predisposizione alla violenza. Quali e che tipo di pericoli stiamo correndo tutti quanti esponendoci massicciamente, e senza nessuna precauzione alle tecnologie informatiche? Cerchiamo di dare una risposta a queste domande:
1. Nell’ambito della neurobiologia una delle scoperte fondamentali è che il cervello si modifica in maniera permanente attraverso l’uso. Grazie alle metodiche di neuroimaging è possibile rilevare le dimensioni e l’attività di intere regioni dell’encefalo e mostrare gli effetti neuronali dei processi cognitivi. L’unica cosa che il cervello non può fare, infatti, è non imparare per cui il tempo trascorso con i media digitali lasciano tracce profonde.
2. La struttura del nostro cervello è il frutto di una evoluzione lunghissima che nulla ha a che fare con la digitalizzazione. Siamo essere analogici, viviamo di concretezza e tangibilità: l’attenzione, l’orientamento nello spazio, la percezione, l’evoluzione del linguaggio, la socializzazione e tutte le nostre abilità cognitive provengono dal processo d’adattamento della nostra specie ad un ambiente naturale ostile e pericoloso che è durato milioni di anni. Ora, l’esposizione alle tecnologie digitali sta alterando profondamente i parametri percettivi, le forme d’apprendimento e le relative risposte neuronali del cervello. Gli schemi propri dell’encefalo fanno fatica ad adattarsi e a rispondere con un accrescimento e potenziamento delle capacità di apprendimento perché la digitalizzazione non sollecita adeguatamente le nostre reti neuronali per la semplice ragione che non sono preparate a farlo, determinando un lento e progressivo appannamento e indebolimento delle funzionalità analogiche del cervello non essendo più adeguatamente sollecitate. Il risultato è il mancato accrescimento delle aree cerebrali deputate alle specifiche funzionalità. I tassisti di Londra, ad esempio, conoscono a memoria migliaia di vie e sanno orientarsi in quel dedalo di strade con una straordinaria abilità. E’ stato riscontrato, a questo proposito, che hanno tutti un ippocampo molto sviluppato trattandosi dell’area cerebrale deputata a questo tipo di funzione. Se usiamo il navigatore e non lasciamo lavorare il cervello, avremo le relative aree cerebrali poco sviluppate e diventeremo dipendenti della tecnologia che ne sostituisce la funzione. Questo principio è valido per ogni nostra facoltà. Prendiamo ad esempio l’eccezionale sviluppo dei social network, quali conseguenze stanno determinando dal punto di vista cognitivo, soprattutto tra le giovani generazioni? Il cervello è organizzato per moduli e l’area legata all’apprendimento delle competenze sociali si sviluppa attraverso le iterazioni faccia a faccia. Le capacità di comprendere le differenze caratteriali e valutare il linguaggio para verbale nascono infatti, soltanto attraverso la frequentazione diretta. Chi non lo fa, semplicemente non svilupperà queste fondamentali capacità e avrà problemi ad individuare i tratti caratteriali e le reazioni specifiche dei propri simili. Rischierà di trovarsi impreparato e incapace di comportarsi adeguatamente quando si troverà coinvolto in comportamenti collettivi mancando del senso del limite e delle capacità d’instaurare rapporti profondi ed empatici. Socializzare sui social network indebolisce questa fondamentale funzione umana.
3. La tendenza dominante nelle istituzioni scolastiche, è l’introduzione sempre più massiccia di tecnologie digitali. I personal computer e le lavagne digitali sono visti come strumenti fondamentali per tenere al passo le nuove generazioni favorendone l’inclusione sociale e le possibilità lavorative future. Un numero sempre maggiore di studi stanno dimostrando che gli studenti i quali ricevono un’insegnamento tradizionale (lavagna con gessetti, carta e penna e studio cartaceo) rispetto a chi “scrive” e legge su lavagne elettroniche (dove in realtà si spostano segni e li si affianca ad altri) e PC, sviluppano minori capacità mnemoniche, matematiche, linguistiche e cinetiche/coordinative. Siamo sempre alle solite, se non si sottopone il cervello ad una allenamento adeguato non si sviluppano le aree che sono deputate alle specifiche funzioni. Contare con le dita, ad esempio, favorisce le capacità matematiche future, chi non lo fa indebolisce gli schemi neuronali che preparano competenze più complesse relative alle capacità matematiche.
Ci troviamo ad un bivio fondamentale, l’uso massiccio delle tecnologie digitali ed informatiche ha reso il mondo più piccolo e favorito la circolazione delle informazioni, ma sta indebolendo funzioni fondamentali del nostro straordinario cervello. Chi ne subisce i danni maggiori, sono le giovani generazioni che sono esposte in maniera intensa e senza il minimo filtro, incapaci di comprendere a quali danni vanno incontro essendogli impedito lo sviluppo di fondamentali funzioni cognitive e cerebrali. La responsabilità ricade sugli adulti che devono rendersi consapevoli che ogni situazione a cui siamo esposti, determina conseguenze importanti, soprattutto su coloro che non hanno ancora sviluppato adeguati schemi neuronali e che li rendono facilmente manipolabili e influenzabili dalle nuove tecnologie.
[https://vnews24.it/2014/02/28/danni-tecnologie-informatiche-cervello/ —-scritto da Salvatore Di Leo il 28 febbraio 2014.]

E piu recente,il 28 ottobre 2019, la Dr.ssa Elisa Marcheselli, Specialista in Psicoterapia e Psicologia dello sviluppo e dell’educazione in Arezzo, scrive su PagineMediche “A questo punto si può aggiungere la sindrome da tecnologie digitali che riduce la capacità di concentrazione e si ripercuote sui rapporti interpersonali. La iperconessione costante, generata dall’incapacità di disconnettersi anche nei momenti là dove sarebbe possibile fare a meno di essere immersi nel mondo digitale, sembra generare problemi psicologici e fisici.
Dalle indagini emerge che le persone non solo non contemplano l’idea di stare off line, ma che essere disconnessi genera un senso di ansia e angoscia, che le persone preferiscono rischiare effetti collaterali connessi all’uso eccessivo della tecnologia piuttosto che stare sconnessi dal mondo.
Tutto questo deve farci riflettere che le cattive abitudini portano delleconseguenze. Usare impropriamente la tecnologia genera disturbi psicofisici. È importante monitorare il proprio comportamento e mettere regole sane di vita, connesse anche all’uso del mondo digitale.” [https://www.paginemediche.it/ 28 0ttobre 2019]. 

Siamo prossimi alle Feste… le più cariche di emozione di tutto l’anno : riflettiamo sul come gestire il nostro tempo con il prossimo. Meditiamo se regalare l’ultimo Iphone al bimbo…oppure un libro, magari da leggere insieme.  Valutiamo che è importante CONDIVIDERE e non mettere uno strumento tecnologico in mano per tenere calmi e concentrati i più giovani (e magari toglierceli di torno… ).
Ricordiamoci che i danni sono irreversibili…e che la vita… non è SOLO tecnologia ma anche e soprattutto BEN ALTRO!!!
“La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima.”
[Henri Bergson]

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