“Ciao a tutti, mi chiamo Mimosa. Puzzo, perdo pallini gialli, sporco in giro e non mi si fila nessuno per tutto l’anno. In pratica una disgrazia di fiore. Se Dio vuole l’8 marzo c’è questa cosa dal sapore medioevale della Festa della donna e per un giorno – uno solo – la gente abbocca e mi si vede dappertutto. Ma sempre meno degli anni d’oro, quando c’era Lui; secondo me si stanno accorgendo del bluff. Nel frattempo, chi mi compra lo fa controvoglia, e chi mi riceve fa finta che io le piaccia ma poi mi butta nel cestino. Insomma, sono un fiore sessista che fa una vita d’inferno.”

Molto curiosa questa presentazione di Sua Eccellenza… la Mimosa…
No… non pallini puzzolenti… mi piacciono quei batuffoli morbidi… e mi piace pensare a Mimosa quale stella della Croce del Sud… oltre 550 anni luce di distanza… ma.. STELLA!

Bella e forte… come la Donna!
La Mimosa è diventata il simbolo della festa della donna che si celebra nella data dell’8 marzo già dall’anno 1922. La scelta di questo fiore ha una sua ragione ben precisa: l’idea in Italia risale all’anno 1946 e nasce da un gruppo di femministe, che scelsero proprio la Mimosa perché rappresentava in maniera più adeguata la donna, essendo una pianta povera e molto diffusa (piuttosto delle viole e delle orchidee utilizzate in Francia); bella, pura, delicata e riservata, ma allo stesso tempo resistente e forte come la donna.
L’episodio che più di tutti fece scaturire l’iniziativa avvenne il 25 marzo del 1911 a New York nella “fabbrica delle camicette bianche”, dove a causa di un enorme incendio sviluppatosi dentro la fabbrica, perirono nel rogo 126 donne; in maggior numero giovani immigrate di origine italiana ed ebraica. La storia delle operaie perite nell’incendio è raccontata dalla licatese Ester Rizzo, autrice del libro “Camicette bianche. Oltre l’8 Marzo”.
Sulla reale storia dell’origine e delle tristi /tragiche origini della festa della donna, non mi soffermo oltre.

Con la sua prorompente fioritura annuncia l’arrivo della primavera e rappresenta, dunque, ogni anno la Festa della donna. Ma la mimosa è molto altro: non solo un fiore, ma un concentrato di benefici e virtù. Regalata in abbondanza l’8 marzo nei paesi occidentali, è utilizzata tutto l’anno dagli aborigeni australiani. Sì, perché l’Acacia Dealbata (pianta della famiglia delle Mimosaceae) è un albero originario della Tasmania, importato verso la metà del XIX secolo anche in Italia, dove si è adattato benissimo al clima caldo delle regioni del Sud e alla riviera.
La Mimosa, come è noto, fiorisce da dicembre a marzo, dagli 0 ai 400 m s.l.m.; tra le scarpate, sulle sponde dei laghi e in collina. La pianta in Italia è presente in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e dalla Liguria su tutte le coste tirreniche, nonché in Sardegna.
E’ una pianta molto invasiva che si riproduce facilmente, anche se teme il gelo prolungato e gli inverni molto rigidi. E’ molto utilizzata come pianta ornamentale e la riproduzione può avvenire anche per talea.
Il nome deriva dal greco “Akakia” dal raddoppiamento di “aké akis” che significa ago, punta o spina; mentre dealbata deriva da “deálbo”, cioè “io imbianco”.
Gli impieghi in fitoterapia sono rivolti soprattutto verso l’aromaterapia e la cosmesi.

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