Amici di Cieloacquaterra, in questo 2024, che auguro sia sufficientemente sereno per Tutti, voglio dedicare ai nostri Amici a 4 zampe il primo articolo.
Certo! Sono ormai passati ben 5 anni da quando ho iniziato a trattare argomenti legati ai disagi di corpo (e mente…) dell’umano e mai ho parlato di loro, esseri migliori di alcuni umani e che donano compagnia, affetto e dedizione smisurata ai loro padroni.

Chi mi conosce sa che mi occupo anche degli Amici pelosetti, come li chiamo io… ma forse non tutti sanno che tanti rimedi utili per gli umani, lo sono anche per i nostri animaletti… diciamo animali… pensando ad un Pastore Tedesco… animaletto… non si addice!!!
Personalmente ho sempre ammirato e stimato moltissimo i Medici Veterinari: loro, come il Pediatra della primissima infanzia, hanno nessuna informazione sul malessere dell’animale (o del neonato) e ritengo abbiano sensibilità e capacità diagnostica da vendere!
Chiaramente, con i rimedi che suggerisco io, posso semplicemente occuparmi di disagi ben manifesti, descritti dai padroni degli animali, o affiancare il medico Veterinario in alcune patologie da lui seguite.

E vediamo qualche esempio, di situazioni molto diffuse, dove Naturopatia e Floriterapia possono essere di assoluto beneficio.

Ansia da Separazione nel Cane
L’ansia da separazione nel cane nasce da una difficoltà dell’animale a fronteggiare l’abbandono temporaneo da parte del padrone.
Genetica, sesso, fattori ambientali e stato di castrazione del cane sono tutti fattori che potrebbero favorire la presenza del disturbo. 
Tipici sintomi dell’ansia da separazione nel cane sono:
• Comportamento distruttivo;
• Abbaiare, ululare e/o piagnucolare;
• Fare la pipì o la cacca in giro;
• Eccessiva eccitazione al rientro del padrone;
• Agitazione quando l’animale vede che
   il padrone si sta preparando per uscire.

 

Seppur meno comuni, altri segni di ansia da separazione nel cane sono:
• Tremare e ansimare;
• Salivazione eccessiva;
• Autolesionismo (es: morsicarsi eccessivamente la coda);
• Comportamento ripetitivo (es: girare in cerchio, camminare avanti e indietro);
• Vomito;
• Non mangiare il cibo lasciato dal padrone, mentre quest’ultimo è fuori

Si potrebbe definire anche come una forma di disagio che il cane mostra quando il padrone se ne va senza di lui.
In inglese, l’ansia da separazione nel cane è detta comportamento correlato alla separazione e si abbrevia con l’acronimo SRB (che sta per Separation-Related Behaviour).
Vengono suggerite strategie per ovviare a tale disagio: lasciare un gioco speciale, magari da masticare o la treat ball (gioco che si può riempire dicibo–attenzione alla sovralimentazione-), favorire il rilassamento portando il cane a fare una passeggiata o dare un pasto prima di lasciarlo, chiudere tende o altro se l’animale si inquieta vedendo altri cani all’esterno, accendere radio o televisione per oscurare rumori dall’esterno e creare una sorta di presenza di compagnia. Certamente il cane non va rimproverato per eventuali danni o pipì in giro e SOPRATTUTTO,QUALORA SI SAPPIA CHE IL CANE ABBAIA, ULULA e PIANGE, questo va assolutamente risolto, in quanto neurologicamente dannoso per l’animale.
I cani lasciati piangere impareranno solo che stare da soli è terrificante.
L’angoscia indotta dal disagio della solitudine favorisce la produzione di ormoni dello stress, che il cane potrebbe impiegare giorni a smaltire; alti livelli di questi ormoni, inoltre, potrebbero avere effetti negativi sul corpo e sulla salute mentale dell’animale.

Ansia da abbandono /tradimento
Firulais, il cane abbandonato dal proprietario che “assisteva” in ospedale è stato adottato. “Migliora, ma è ancora triste per il tradimento”–
Scooby si trovava nel rifugio del Great Plains Spca, nell’area metropolitana di Kansas City, quando ha iniziato a mostrare i primi segni di cedimento.
Era già da qualche tempo che i veterinari del canile gli somministravano dei farmaci, ma la situazione è degenerata rapidamente. Il cane aveva la tachicardia, respirava affannosamente e si comportava in modo compulsivo, tanto da dover esser ricoverato in infermeria e sorvegliato 24 ore su 24, finché la scorsa settimana è stato fatto un ultimatum: o si trova una sistemazione alternativa, o il cane sarebbe stato abbattuto.
Fortunatamente, la campagna sui social media sembra aver dato i suoi frutti. Ed entro i tre giorni di ingiunzione, Scooby ha trovato una struttura dove esser trasferito, in attesa della sua adozione definitiva.
Ha cambiato cure e ora potrà stare fuori da un canile in cui avrebbe rischiato l’eutanasia. Ma è ancora presto per cantar vittoria, per lui e per tutti gli altri cani che soffrono della sua stessa condizione d’ansia senza esser capiti.–

Paura dei tuoni

Come per i fuochi d’artificio, un cane ha paura dei tuoni perchè sono troppo forti, imprevedibili e spesso portano lampi di luce inaspettati. Secondo lo scienziato del comportamento, il dottor Ragen T.S. McGowan, a seconda della personalità di un cane e delle esperienze passate, diverse parti di un temporale possono causare paura o ansia nell’animale. Come per i fuochi d’artificio, potrebbe essere il rumore o i lampi di luci.
I cani possono percepire i cambiamenti nella pressione dell’aria o, poiché hanno un udito più sensibile, possono sentire i brontolii a bassa frequenza del tuono molto prima che gli umani possano farlo. E questo li mette in allarme, causando in loro ansia prima ancora che la tempesta colpisca.
Non solo, un cane può essere affetto (come noi uomini) da l’astrafobia, o volgarmente “fobia del tuono”. In realtà, l’astrafobia, è una vera e propria fobia degli agenti atmosferici. L’astrafobia può colpire sia gli esseri umani che gli animali. Infine, secondo alcuni veterinari, i cani possono anche subire piccoli shock statici dall’accumulo di elettricità statica che accompagna i temporali.
Un cane che ha paura dei tuoni
• Corre al riparo
• Inizia a tremare
• Abbaia senza motivo
• Cammina avanti e indietro
• Ansima eccessivamente
Anche in questo caso viene suggerito al padrone di mantenere la calma per non trasmettere ulteriore stress ,creare uno spazio sicuro per l’animale, coprire la cuccia con una coperta, distrarlo con TV o musica rilassante, parlare in tono rassicurante
E ancora, prepararsi per la prossima tempesta senza farsi cogliere alla sprovvista, provando a desensibilizzare il cucciolo ai suoni del tuono, con la riproduzione di quei suoni silenziosamente in sottofondo mentre gioca o gli date dei dolcetti.
Francamente, ho visto poco successo ! La paura permane.

Gatto Aggressivo
Il gatto ha dei comportamenti ben diversi dal cane, dovuti al fatto che hanno bisogni ed istinti differenti. Queste differenze sono importanti nel momento in cui bisogna cercare di interpretare le azioni dei nostri pelosetti. Per questo motivo non parliamo in questo articolo di gatti cattivi, piuttosto di gatti, comportamento aggressivo e cause scatenanti.
I 5 motivi di aggressività più comuni nel gatto sono:
• Mancanza di educazione
• Paura
• Ansia
• Istinto predatorio o frustrazione
• Possibili patologie

La prima cosa da sapere è che il comportamento del gatto deriva sì dagli stimoli esterni che può ricevere. Una buona parte di esso, però, è frutto anche delle informazioni genetiche e dall’educazione che ha ricevuto dalla mamma. Nei primi due mesi di vita si consiglia sempre di lasciare il gattino con la mamma, proprio perché grazie alla sua supervisione inizia a prendere coscienza di sé e degli altri. Il gattino morde e graffia i suoi fratellini quando gioca, per questo è importante che ci sia la mamma presente: verrà istruito su come e quando farlo, senza che diventi di fatto un >attacco al compagno di giochi. Il gattino infatti impara a controllare il morso e l’uso delle unghie proprio attraverso il gioco con i suoi fratellini e con la mamma, che fa capire loro qual è il limite da non superare e quando stanno esagerando per irruenza e aggressività.
E SE E’ STATO ALLONTANATO DAL SUO HABITAT?
Un gatto troppo agitato potrebbe soffrire di ansia o paura. Anche se sono due sentimenti diversi, in caso di aggressività possono essere analizzati insieme, perché potrebbero essere associati, e comunque perché causano reazioni simili. L’ansia spesso precede o è causata dalla paura, proprio perché è l’anticipazione di un pericolo o di qualsiasi cosa che possa creare un disagio, sia interno che esterno; in questo caso il gatto mostrerà segni di tensione o di vigilanza. La paura, invece, è scatenata da stimoli esterni, che possono essere un oggetto, un altro gatto oppure noi nel caso in cui svolgessimo un’azione o un comportamento che il nostro pelosetto potrebbe interpretare come una minaccia.
In tutti e due i casi manifesterà un tipo di comportamento denominato come attacca o fuggi”, un meccanismo di difesa per garantire la sua sopravvivenza.
Anche in questo caso, quindi, un gatto che attacca il padrone non è così inspiegabile o strano, ma piuttosto sta a noi capire cosa gli sta scatenando questa reazione, in modo da tranquillizzarlo e rimuoverne la causa.
La frustrazione è un altro aspetto da considerare nel caso dei nostri mici.. Se il gatto non riesce a portare a termine un’azione a causa di un ostacolo, che sia fisico o psicologico, potremmo assistere ad un comportamento reindirizzato. Se, per esempio, vedesse un altro gatto fuori dalla finestra e non gli fosse possibile raggiungerlo e si tentasse di calmarlo o di distrarlo, si potrebbe assistere a un gatto improvvisamente aggressivo..
Proprio perché non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.
Il gatto che vive chiuso in appartamento, senza sbocchi verso l’esterno, oppure resta in casa tutto il giorno da solo o la sua casa è priva di stimoli, è possibile che a volte si trasformi in un gatto impazzito, aggressivo, ben diverso dal dolce animaletto che si acciambella e fa le fusa. Proprio perché ha necessità di sfogarsi.
Infine, la sua aggressività potrebbe essere causata dal dolore o dal disagio legati ad una condizione fisica. In questo caso è opportuno contattare il veterinario ed effettuare un controllo medico.
Nel caso di gatti aggressivi, rimedi naturali e analisi del comportamento sono sempre consigliati ed incoraggiati in modo da risolvere la situazione alla radice.

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